venerdì 9 novembre 2012

Ambrosoli e le primarie

Ambrosoli dovrebbe essere il candidato di tutti. Spiace che il suo sì alla candidatura arrivi dopo che erano già state indette le primarie e piuttosto condizionato al fatto che le primarie non si facciano. Legittima la sua paura di finire impallinato (a volte succede). Se avesse detto di sì a primarie non ancora indette il problema non si sarebbe posto. Adesso ci sono dei nomi in campo (di cui in molti casi si potrebbe anche fare a meno) e una data indicata per le primarie che una parte della base sembrava gradire. Se le primarie servono per regolare i conti tra gruppi dirigenti e spartirsi correnti e poltrone è chiaro che diventano un problema, se invece servono per coinvolgere i cittadini e attrarre l'attenzione sui progetti e i candidati in campo hanno un senso. La domanda è con che logica si pensava di andare a queste primarie? Con che logica si stavano formando i sostegni ai personaggi in campo? Se la logica era quella della spartizione post-competizione, in cui qualche dirigente pensa di misurare il proprio peso all'interno dei partiti in base ai consensi che sa raccogliere, meglio fermarsi qui e cercare di lavorare unitariamente su Ambrosoli. Se la logica era quella di una sana competizione, senza estremizzazioni e scontri tra tifoserie interessate, forse Ambrosoli farebbe meglio ad accettare le regole del gioco e parteciparvi. Quando si gioca insieme, le regole si stabiliscono insieme, non le fa uno da solo. Anche perché se la partenza è questa, mi domando come sarà il seguito... E dato che la campagna elettorale alla fine la fa il Pd, non vorrei che poi il Pd fosse quello che rimane schiacciato senza niente in mano (con il Comune è accaduto a sinistra, qui potrebbe accadere al centro).